Dedicai lunghi anni a imparare l’ordine e la configurazione delle macchie.

Gilbert Herreyns procede a passi lenti verso il suo rifugio.
Il mare di Formentera è una calma macchia di blu sotto il promontorio. Attorno, il verde degli alberi di pino, le macchie di ginepro, i colori accesi dei fiori, la terra arsa dal sole.
Dai rami che si allungano sulla terrazza pendono delle corde che trattengono dei legni curvati dalla mano dell’uomo.
Sul tavolo all’esterno altri legni, dei gomitoli di corda, un coltello, delle pinze.
Come un anacoreta, l’artista cerca la solitudine dell’atto. Si siede. Piega a sé un ramo. E’ un operare lento, costante, senza tentennamenti.
L’arbusto si spoglia. L’anima diventa sostanza. Silenzio. Parlano le mani. Parla il bosco che diventa opera. Parla le corda che si tende, che si annoda e si intreccia. Flessibilità e tensione.
Sono sculture. Sono reti di memoria. E’ la ricerca di un ordine all’astrazione del mondo, dentro e fuori il lieve confine del ramo di ginepro.

(Odisseo, tese senza fatica il grande arco. Con la mano destra prendeva la corda: la tentò. Ed essa cantò bene, parve uno strido di rondine. Odissea, ed. Garzanti)

C’è ordine anche all’interno dello studio. Su un grande tavolo ci sono fogli con impresse le linee nere di legni scavati. Ancora le mani. Ancora il bosco.
Alle pareti dipinti su tela. Puro colore. Pura luce. Pura materia. Le tele nere, rosse, verdi paiono grondare aghi di pino.
La natura ha la sua forza. Eppure, nulla è lasciato al caso. Gli aghi non sono bastoncini disposti dal caos. L’artista li sistema secondo sequenze precise, li compone in modo di formare fasce. Luce e ombra si contendono lo spazio della tela.

(Poi domandò in un tono più rassegnato: “E la luce da dove viene?”. ‘Nel Museo di Reims’, Daniele del Giudice, ed. Mondatori)

Astrazione, ordine, materia: sono le parole che voci autorevoli richiamano per un percorso artistico che agli inizi degli anni ’60 si avventura nell’astrattismo geometrico e nel secondo decennio del nuovo secolo approda al recupero dell’essenziale, della materia –legno, corda, sassi raccolti sulla spiaggia di Ibiza o Formentera– che contiene memoria.
Ora è il tempo dell’approdo a Venezia. Come Ulisse, Gilbert Herreyns torna in un arcipelago di isole che sente care. Uomo nato nella terraferma, a Bruxelles, torna alla sua ‘casa’ d’acqua, come a Ibiza e Formentera dove ha scelto di vivere cinquant’anni fa.
“Respirare Venezia, respirare l’aria, respirare l’acqua” ebbe a dire nel 2007 in occasione di un suo intervento al Caffè Florian.
Venezia oggi ha l’occasione di respirare il soffio delle Baleari, il sospiro di isole ‘cugine’ nel grande mondo che è il Mediterraneo.
Quando si apre una porta, in laguna come in mezzo al Mediterraneo, da un verso si va verso l’Occidente dall’altro verso Oriente.

Roberto Nardi
Informazioni sulla mostra La mà i la memòria. (La scrittura del Dio – J.L. Borges)
Venècia, maig 2016.
Catalogo Gilbert Herreyns. Ibiza 2012-2015.